4 Novembre 2024
Cronaca

Palermo commemora la Strage di vittime innocenti dell’8 luglio 1960

Palermo, 8 luglio 2024

Si è tenuta questa mattina a Palermo la commemorazione per ricordare il 64° anniversario della Strage dell’ 8 luglio 1960 che provocò la morte di quattro palermitani deceduti negli scontri con le forze dell’ordine durante le proteste contro il Governo Tambroni.

La commemorazione, intitolata “Diritti, Costituzione, Lavoro” si è svolta davanti la lapide apposta in via Maqueda all’altezza della via Celso ed ha visto la partecipazione di un centinaio tra cittadini e rappresentanti di Associazioni e Sindacati di categoria come Anpi, Arci, il Centro Pio La Torre, Cgil e Fillea oltre a numerosi studenti riunitisi anche quest’anno per commemorare le vittime dei cruenti fatti di sangue avvenuti a Palermo sessantaquattro anni fa.

La lapide di via Celso che ricorda le quattro vittime dell’8 luglio 1960

I fatti di sangue dell’ 8 luglio 1960

L’ 8 luglio del 1960, lo sciopero indetto dalla Cgil fu interrotto dalle cariche delle forze di polizia in un clima di forte ambiguità politica e all’interno del quale il democristiano Fernando Tambroni, su incarico del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, aveva formato un governo provvisorio che aveva ottenuto l’appoggio del Movimento Sociale Italiano e dei Monarchici ma il voto contrario dei principali partiti allora presenti in Parlamento.

Questa fu la scintilla che innescò una serie di manifestazioni di protesta partite da Genova, il 30 luglio 1960, e diffusesi per tutta la penisola fino ad arrivare in Sicilia dove alla fine degli scontri si conteranno in tutto 6 morti.

A Palermo, quell’ 8 luglio di sessantaquattro anni fa, a scendere in piazza furono soprattutto i giovani ma anche tanti operai edili, netturbini, disoccupati, lavoratori occasionali e “in nero”:  tutti coloro che erano stati esclusi dal benessere del boom economico di quegli anni e che chiedevano lavoro e dignità ma che invece trovarono la repressione di chi non ebbe scrupoli nello sparare sulla folla inerme.
Le vittime di Palermo
A perdere la vita quel giorno furono in quattro: Giuseppe Malleo di 16 anni, raggiunto al torace da una pallottola di moschetto, Andrea Cangitano di 14 anni, ucciso da colpi di mitra e Francesco Vella, operaio edile di 42 anni. La quarta vittima fu una donna, Rosa La Barbera, di 53 anni, raggiunta da uno dei colpi sparati sui manifestanti mentre chiudeva la finestra di casa.

Presente alla commemorazione di questa mattina anche il Segretario Cittadino di Rifondazione Comunista Palermo, Ramon La Torre, che ha così ricordato quella tragica giornata di sangue:

L’8 luglio del 1960 va in scena un atto di repulsione verso il tentativo di ritorno ad un regime che ha caratterizzato negativamente un ventennio della storia italiana.

Da un lato c’erano gli eredi di coloro che cominciarono con l’assaltare i giornali, le sedi di partito ad uccidere deputati, ad aggredire braccianti e lavoratori e finirono col caricare uomini donne e bambini sui treni per mandarli allo sterminio pianificato e che avrebbero voluto continuare a rappresentare la classe economica dominante da cui hanno sempre ricevuto il mandato ad operare la normalizzazione e la soppressione di ogni istanza sociale.

Dall’altro c’erano quelli che si battevano per i diritti universali, per il diritto alla casa, per l’acqua potabile, per il diritto all’istruzione, contro il lavoro dei bambini nei cantieri edili e nelle campagne, per un salario dignitoso che non fosse solo sufficiente a mettere insieme il pranzo con la cena, fame che non aveva piatti di porcellana ma condizioni di indigenza indescrivibili oggi.

Negli anni 60 i figli del proletariato non avevano le scarpe […] Chi attacca oggi la Costituzione Repubblicana attacca la storia della Repubblica.

Chi attacca la storia della Repubblica tende a sovvertire quel magnifico equilibrio tra ribellione e progetto democratico nato sugli Appennini e nelle piazze di Napoli, Genova, Milano, ma anche nella Sicilia liberata dai nazisti e consegnata ai caporali dei baroni terrieri e della mafia e alla borghesia fascista che svestì la camicia nera per indossare quella bianca della democrazia cristiana”.

Al termine della commemorazione, i partecipanti hanno deposto una corona di fiori sotto la lapide che oggi ricorda le vittime della Strage.

Michelangelo Marino

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