22 Ottobre 2024
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100 anni di insulina: la proteina che rivoluzionò il trattamento del diabete

«Basta un poco di zucchero e la pillola va giù», cantava Mary Poppins in un famosissimo film della Walt Disney.

Ma non sempre lo zucchero è la panacea di tutti i mali. E lo sa bene chi, purtroppo, è costretto a convivere con una ingombrante presenza di glucosio nel sangue ovvero chi soffre di una sindrome metabolica cronica chiamata diabete.

Ma se, come si suol dire, lo zucchero può “indorare la pillola”, viceversa anche per lo “zucchero” esiste un farmaco che può “addolcire” i suoi effetti deleteri nei pazienti affetti da diabete. Si chiama insulina e quest’anno si festeggiano i 100 anni dalla sua scoperta.

E’ passato esattamente un secolo da quando l’insulina segnò un punto di svolta nella cura di una malattia dagli esiti infausti che, fino a quel momento, non conosceva altre terapie.

Da allora, grazie ai continui progressi scientifici, strategie terapeutiche sempre più efficienti hanno permesso di migliorare le aspettative e la qualità di vita di milioni di pazienti nel mondo. Oggi, in Italia, si contano circa 4 milioni di persone affette da diabete ed oltre 400 milioni nel mondo.

Banting e Best, i 2 scopritori dell’insulina

Il 14 Novembre di ogni anno si celebra la Giornata mondiale del diabete: una data non casuale, dal momento che è stata scelta proprio per omaggiare la nascita del fisiologo canadese Frederick Grant Banting, che, nel 1921, insieme a Charles Herbert Best, riuscì ad isolare l’insulina dal pancreas.

I due ricercatori, sotto la supervisione del Prof. John James Rickard Macleod dell’Università di Toronto, dapprima usarono l’estratto pancreatico (chiamato, in un primo momento, “isletina” e successivamente “insulina” su suggerimento di Macleod) per curare diversi cani, resi diabetici mediante asportazione del pancreas.

Best e Banting insieme al cane Marjorie

Famoso è l’esperimento condotto sul cane diabetico (privo di pancreas) numero 33, chiamato Marjorie, che era solito fare compagnia a Banting durante le sue lunghe passeggiate e che riuscì a sopravvivere per ben 70 giorni grazie alla somministrazione dell’estratto pancreatico, poi interrotta per preservarne quantità sufficienti da destinare a ricerche cliniche sugli esseri umani.

Infatti, Banting e Best, convinti che questo estratto da loro scoperto potesse essere usato anche per trattare il diabete negli esseri umani, nel gennaio del 1922, lo fecero somministrare con successo a Leonard Thompson, un ragazzo di 14 anni affetto da diabete di tipo 1 in fase terminale, che riuscì a sopravvivere per molto tempo proprio grazie a questo trattamento (morirà, poi, nel 1935, a causa di un incidente stradale).

Nel frattempo, il team di ricerca si era arricchito della illustre presenza del biochimico James Bertrand Collip, che aveva perfezionato il metodo estrattivo, sviluppando una forma più pura di insulina dal pancreas dei bovini, inizialmente prodotta per la sperimentazione clinica in tavolette da 1 unità da sciogliere in acqua bollita.

Durante la prima metà del 1922, la terapia con insulina riuscì a salvare la vita di diversi altri giovani diabetici, tra cui il medico Joe Gilchrist (morto nel 1951), la dodicenne Elsie Needham (già in stato comatoso) e la figlia quattordicenne del Segretario di Stato americano Charles Evans Hughes (che vivrà fino al 1981).

Nel gennaio dell’anno successivo, Banting, Best e Collip ottennero il brevetto americano per l’insulina, che vendettero all’Università di Toronto all’incredibile costo di un solo dollaro.

«L’insulina appartiene al mondo, non a me», avrebbe altruisticamente risposto, all’epoca, Banting a chi chiedeva spiegazioni sulla mancata ricerca di un maggior profitto economico derivante dalla rivoluzionaria scoperta. Di certo, non avrebbe mai potuto immaginare che questo suo “regalo per l’umanità” potesse diventare, un giorno, la fonte di un enorme business mondiale.

Nel 1923, il premio Nobel per la medicina venne assegnato a Macleod (che lo divise con Collip) ed a Banting (che lo divise con Best). Tuttavia, tra i quattro ricercatori non mancarono, nel corso del tempo, accuse ed invidie reciproche.

Il Nobel diviso tra i 4

Infine, è grazie ai coniugi danesi August e Marie Krogh (quest’ultima affetta proprio da diabete) che iniziò la produzione dell’insulina anche in Europa.

Per commemorare il centenario della scoperta dell’insulina, la casa farmaceutica Sanofi ha incaricato quest’anno il musicista, scrittore e divulgatore scientifico Paolo Soffientini di trasformare la sequenza di DNA codificante la proteina in un vero e proprio spartito musicale capace di generare una melodia che rappresentasse un vero e proprio inno alla vita.

Ed è proprio grazie a questa provvidenziale “melodia” che da 100 anni a questa parte i pazienti affetti da diabete possono continuare a “cantare” il loro inno di vita.

Daniele Fanale

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