Anniversario della Strage di Via Mariano D’Amelio, Salvatore Borsellino: “Via D’Amelio luogo sacro. Noi manganellate non ne diamo”

Nel giorno della commemorazione del trentunesimo anniversario della Strage mafiosa di via D’Amelio, dove il 19 luglio 1992 persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina, dal palco di via D’Amelio Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato, manda un chiaro e forte messaggio di legalità condannando ogni connivenza tra Stato e mafia.
Non risparmiando attacchi al Governo Meloni e al suo Guardasigilli Carlo Nordio, propositore di quella “riforma della Giustizia” che tanto sta facendo discutere per la proposta di modifica del reato di concorso esterno in associazione mafiosa: un atto, questo, che ha indignato quanti vedono nella riforma presentata dal ministro della Giustizia, un pericoloso affievolimento nella lotta alla mafia.

A fare le spese del clima infuocato innescato dalle polemiche di questi ultimi giorni è stata proprio la Premier Giorgia Meloni la quale, nonostante avesse inizialmente confermato la sua partecipazione al corteo serale organizzato dalla “Comunità ’92“, ha preferito limitare la sua presenza alle commemorazioni istituzionali del mattino, svoltesi alla Caserma Lungaro “a porte chiuse” e senza la presenza della stampa.
La manifestazione “Io so chi é Stato”
Sul palco, allestito per l’occasione in Via Mariano D’Amelio, alla presenza di diverse centinaia di cittadini, Salvatore Borsellino ha ribadito l’importanza e la sacralità del luogo della Strage: “Noi contestazioni non ne facciamo, manganellate non ne diamo, al massimo le abbiamo prese. Non sporcheremo mai questo luogo sacro“, riferendosi agli scontri accaduti lo scorso 23 maggio in Via Notarbartolo tra i manifestanti del corteo alternativo e le Forze dell’Ordine, in occasione di un’altra importante commemorazione, quella della Strage di Capaci.
L’attacco di Borsellino alla Premier Meloni e al Guardasigilli Nordio
Borsellino si é poi rivolto direttamente a Giorgia Meloni, assente alla manifestazione di Via D’Amelio dopo che in mattinata la Premier aveva presenziato alla cerimonia istituzionale in memoria dei cinque agenti della scorta svoltasi presso la caserma Lungaro:

“Alla Presidente del Consiglio Meloni avrei semplicemente chiesto, se mi fosse stata data la possibilità di farlo, come concilia il suo impegno antimafia con le esternazioni del suo ministro Nordio, che ha scelto proprio questi giorni per smantellare quella legislazione antimafia voluta da Paolo Borsellino“.
Chiaro riferimento, quello del fratello del giudice ucciso dalla mafia, alle polemiche politiche di questi ultimi giorni che hanno riguardato l’ipotesi di revisione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, che per il ministro della Giustizia Carlo Nordio andrebbe modificato.
L’arrivo pacifico del corteo partito dall’Albero Falcone
Alle ore 16,45 al grido di “Fuori la mafia dallo Stato” arriva anche il corteo “Basta Stato mafia” organizzato dal “Coordinamento 19 luglio” e partito dall’ Albero Falcone: centinaia i partecipanti ee diverse le Associazioni intervenute che in maniera pacifica hanno voluto portare il proprio messaggio di condanna e di resistenza contro ogni collusione tra politica, Stato e mafia.
A loro Borsellino si è rivolto accogliendoli con un “Voi siete i benvenuti”, ribadendo così, ancora una volta, la presa di distanza del popolo delle Agende Rosse da quella parte politica e di società civile che fa affari con la mafia.
Il minuto di silenzio e le Agende Rosse alzate in cielo

Alle ore 16,58 quindi, è stato osservato un minuto di silenzio in memoria delle 6 vittime della Strage di Via D’Amelio mentre in tanti alzavano al cielo le agende rosse, simbolo di una verità, quella sulla Trattativa Stato-mafia che Paolo Borsellino aveva scoperto ma che oggi, a distanza di trentun’anni, sembra essere ancora lontana dal potere essere rivelata.
Michelangelo Marino