Una giornata per dire NO al bullismo e al cyberbullismo
Il 7 febbraio del 2017, il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ha istituito la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, con l’obiettivo di porre fine alla sofferenza ed al malessere di moltissimi giovani e non solo. Il simbolo della lotta nazionale delle scuole italiane contro il bullismo è un braccialetto con un Nodo Blu.
Ma cosa si intende con il termine bullismo? Perché se ne parla così spesso, soprattutto negli ultimi anni? Il dizionario della lingua italiana definisce tale parola come: “Ostentazione di presunta capacità o abilità: banale, indisponente e rischioso modo di distinguersi, che sfocia talvolta in comportamenti aggressivi o violenti”. Si tratta quindi di un atteggiamento prevaricatore di qualcuno verso qualcun altro.
Eppure l’origine del termine – incredibile, ma vero – ci rimanda all’olandese “boel”, ovvero “fratello”, che, però, successivamente, si è trasformato nell’anglosassone “bully”, cioè “tesoro…di persona”. Pertanto, dal punto di vista etimologico, il termine bullo, da cui deriva la parola bullismo, non aveva inizialmente un’accezione negativa, anzi, era sinonimo di “bravo ragazzo”.
Con il tempo, però, probabilmente anche con un po’ di ironia, il termine bully iniziò ad essere utilizzato, per indicare colui il quale non aveva un atteggiamento da bravo ragazzo verso gli altri, ma più che altro era un prevaricatore nei confronti dei più deboli.
Il bullo, in genere, è colui che manifesta comportamenti aggressivi e ripetitivi, perpetrati attraverso offese, parolacce, insulti, derisioni e risate, aggressioni verbali e fisiche nei confronti di chi non è in grado di difendersi. Le azioni del bullo seguono alcune ‘regole’ o maniere, tanto che si possono distinguere in tre differenti gruppi.
Si agisce per intenzionalità, quando il bullo mette in atto intenzionalmente dei comportamenti con l’intento di offendere l’altro o arrecargli danno; mediante persistenza, quando si è soliti ripetere nel tempo comportamenti arroganti e prepotenti; tramite disuguaglianza di forza, quando si crea un rapporto tra il bullo che agisce e la vittima indifesa che subisce. Spesso, il bullo agisce anche in gruppo, mentre la vittima è da sola.
Eppure l’articolo 3 della Costituzione Italiana afferma: «Tutti hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
Inoltre, è fondamentale distinguere tra bullismo diretto, ovvero quando l’attacco fisico e verbale è accompagnato da calci, pugni ed insulti o si manifesta rubando o rovinando oggetti di proprietà della vittima, e bullismo indiretto, che, invece, porta alla diffusione di pettegolezzi o storie offensive, non vere, sulla vittima, allo scopo di isolarla dal resto del gruppo.
Ma, al giorno d’oggi, non bisogna dimenticare che le forme di bullismo possono anche nascondersi dietro una tastiera e, in quel caso, si parla di cyberbullismo. Il bullo, infatti, in questo caso, per l’occasione trasformatosi in leone, rimane nascosto e non si pone alcun tipo di limite nel ‘distruggere’ immotivatamente qualcosa o qualcuno. Così la tastiera può diventare un’arma molto violenta, se non utilizzata con saggezza e parsimonia.
Spesso, dietro atteggiamenti aggressivi si nascondono fragilità e frustrazioni personali irrisolte, che nascono dalla non accettazione di se stessi, sfociando in violenza fisica o verbale. Le conseguenze per chi è vittima di bullismo e cyberbullismo sono spesso fatali, in quanto, oltre a provocare disagi sociali e psicologici, possono indurre il bullizzato al suicidio.
Un recente studio, condotto dall’Istituto Superiore delle Sanità (ISS), in collaborazione con alcune università italiane, ha rivelato che circa il 15% degli adolescenti è stato vittima, almeno una volta, di atti di bullismo e di cyberbullismo.
Tuttavia, si stima che nel mondo siano 246 milioni i bambini e gli adolescenti vittime di questi fenomeni. Il cyberbullismo colpisce prevalentemente le ragazze: il 12,4% delle giovani ammette di esserne state vittima rispetto al 10,4% dei ragazzi.
Questa giornata nazionale di informazione e sensibilizzazione contro il bullismo, oltre a rappresentare un’occasione importante per rendere i giovani consapevoli degli strumenti a loro disposizione per difendersi, intende accendere i riflettori sul profondo dolore e senso di inadeguatezza provato da ragazzi e ragazze, a causa di discriminazioni dovute a body shaming, offese razziste, orientamento sessuale, atti di denigrazione, violenza ed incitazione al suicidio.
E’ arrivato davvero il momento di dire NO al bullismo e al cyberbullismo e SI’ al rispetto degli altri e delle loro “diversità”. Il segreto sta proprio nell’imparare a litigare.
Daniele Fanale