22 Ottobre 2024
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MMD è morto, ma c’è stato un tempo in cui, da latitante ultradecennale, era stato addirittura l’ospite d’onore di festini…

Si racconta che una delle persone più ricercate al mondo facesse la bella vita: viaggi all’estero, donne, macchine sportive.

30 anni di latitanza, coperto da una rete di favoreggiatori, collaboratori, aiutanti, impenetrabile alle forze di polizia. Anche quando sembrava di essere lì per lì alla cattura, improvvisamente lui spariva, probabilmente avvertito da amici degli amici che monitoravano ogni movimento degli investigatori.

I 30 anni di latitanza finiscono una fredda mattina di gennaio 2023, pochi mesi fa, in una strada del quartiere San Lorenzo attigua alla clinica “La Maddalena”, dove da alcuni mesi si recava per effettuare i cicli di chemioterapia per contrastare un tumore al colon-retto che gli avevano diagnosticato e operato un paio di volte negli ultimi 2 anni.

La cattura

Una cattura da film, che i “soliti complottisti” hanno interpretato come una resa allo Stato frutto di un accordo segreto.

MMD al momento dell’arresto

Solo che leggendo le carte e riscontrando i racconti di chi è stato impegnato nella vicenda, si capisce bene che è stata, invece, un’operazione frutto di un’indagine all’antica, agevolata dalle nuove tecnologie, magistralmente condotta dai vertici della Procura della Repubblica di Palermo (in particolare dal nuovo Procuratore Capo dott. De Lucia e dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido) e dai vertici del ROS dei Carabinieri.

Da quella mattina del 16 gennaio è stato un susseguirsi di ipotesi, teorie, storie. Con decine e decine di trasmissioni televisive impegnate a cercare lo scoop più scoop degli altri, ed in effetti cose strane ne abbiamo visto e sentite.

Tra quelle più curiose, hanno tenuto banco per settimane 2 storie.

Il latitante e le sue chat

La prima quasi immediata: MMD viene trovato in possesso di 2 telefoni cellulari. Fatto molto strano per un superlatitante che non deve lasciare tracce…, e con questi addirittura chattava con alcune signore conosciute in clinica durante i lunghi cicli di chemioterapia a cui si sottoponeva.

Scritti, messaggi vocali, foto ricordo con i medici… Come un normale cittadino che si muove libero e tranquillo. Vengono fuori anche gli audio che MMD si scambiava con una presunta amante, una delle tante che fanno da corollario alla sua fama di “fimminaro”.

Audio che vanno prima in tv, nella trasmissione di Giletti che poi verrà chiusa per decisioni redazionali.

… è stato visto ad un “festino”.

La seconda, viene fuori pochi giorni dopo l’arresto. La partecipazione di MMD a festini in una località vicino Palermo. Anche in questo caso prima la tv, prima Le Iene e poi Giletti.

Ed allora vengono in mente le parole a caldo espresse dal Procuratore Capo di Palermo, Maurizio De Lucia: “Il termine “borghesia mafiosa” è usato dagli anni ’70, ed è quella che non soltanto ha aiutato la latitanza di Matteo Messina Denaro, ma è quello che aiuta la mafia, nel senso che senza borghesia mafiosa non avremmo la mafia per come la conosciamo”.

Evidentemente qualche riscontro esiste, altrimenti il Procuratore non si sarebbe espresso con parole così chiare e nette. Ed il fatto che queste dichiarazioni vengano rese in pubblica conferenza stampa nell’immediatezza dell’arresto di MMD, palesano che in Procura esistano dei rapporti investigativi che indichino questi “aiutini” ormai storicizzati.

De Lucia ha poi continuato: “La differenza tra Cosa Nostra e le altre organizzazioni criminali sta nella capacità che intorno al nucleo centrale dei cosiddetti uomini d’onore c’è tutto un mondo di relazioni che offre servizi alle mafie, ricevendo servizi. La storia dei nostri processi, e anche la storia degli ultimi trent’anni, è piena di professionisti, esponenti della politica, del mondo delle professioni, anche delle forze di polizia e in qualche caso della magistratura, che hanno posto in essere comportamenti, benevolenti e utili, verso le mafie, ricevendone dei vantaggi. E questo rinforza costantemente le mafie”.

Da quello che sappiamo i “festini” si ripetevano da anni, quasi una costante. Non sappiamo chi vi partecipasse, ma dai racconti che circolano, pare che fossero partecipati proprio da quella “borghesia mafiosa” che vive e beneficia delle varie reti di favori, un “do ut des” consolidato nel tempo.

I festini blindati

In effetti sono anni che si racconta di questi “festini blindati” in un noto residence reso inaccessibile da cancelli e recinzioni, con guardiania a vista. Un luogo dove alcune sere dell’anno, pare quasi sempre di giovedì, le vie venivano illuminate da fiaccole e lumini, il traffico ed il vociare dei residenti scompariva ad un certo orario, e si animava, discretamente, la festa.

Pochi sceltissimi ospiti, personale di servizio vincolato al silenzio e selezionatissimo, cibo e servizi da film americano. Dai racconti che ne abbiamo, sembrano scene prese da “Il Padrino”, proprio come nella descrizione del Procuratore De Lucia.

Presenti politici compiacenti, imprenditori di livello, avvocati e magistrati, esponenti delle forze di polizia.

Pare che ad almeno uno di questi festini abbia partecipato un ospite a sorpresa.

Un signore molto elegante nella sua semplicità, che si faceva chiamare Andrea, e che indossava un occhiale con lenti opacizzate a nascondere un difetto ad un occhio. Arrivato alla festa in compagnia di un noto medico, con il quale è stato praticamente tutta la sera sino a quando, subito dopo cena, è andato via.

Una cena alla quale, pare, abbiano partecipato ospiti molto esclusivi, legati al mondo dell’imprenditoria siciliana, dai rifiuti ai trasporti, avvocati di rilievo, funzionari di forze di polizia, pare addirittura qualche magistrato.

Ci sono le date, l’identificazione da verificare dei potenziali commensali, i riscontri oggettivi ai luoghi. Troppi dettagli che combaciano e si incastrano tra loro per essere un raccontino inventato.

Dettagli che richiamano e consolidano le parole del Procuratore De Lucia, su quella “borghesia mafiosa” che dagli anni ’70, dai tempi del “principe” Stefano Bontate e Tano Badalamenti, intreccia pericolose ma redditizie relazioni con la mafia.

MMD non ha voluto raccontare nulla, nemmeno sul letto di morte, coerente con il codice dei mafiosi del suo livello.

Solo che negli ultimi 2 anni della sua vita, dal momento in cui scopre di essere malato e senza alcuna speranza di cavarsela anche stavolta, si è un po’ comportato da “Pollicino” ed ha lasciato briciole e sassolini.

Vedremo chi riuscirà, se vorrà, seguirli per arrivare finalmente ad un lieto fine.

Ambrogio Conigliaro

Giornalista pubblicista, guida AIGAE ed esperto di educazione ambientale, nel 2005 fondo Il Vespro dopo aver collaborato per anni con Carini Oggi. Lavoro per Legambiente nella Riserva Naturale Grotta di Carburangeli.

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