6 Dicembre 2024
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La vera storia del 1° Maggio “Festa dei Lavoratori”.

Il Primo Maggio è una festa importante per i lavoratori, sin dalle sue radici, ma pochi ne conoscono la vera origine.

La storia

La festa nasce a seguito di una rivolta tenutasi a Chicago il Primo Maggio 1886, quando la Federation of Organized Trades and Labour Unions lo diede, con 2 anni di anticipo, come ultimo giorno per estendere la legge dell’Illinois sulle otto ore lavorative in tutto il territorio.

Durante quella rivolta diversi manifestanti morirono a seguito delle cariche della polizia portando gli anarchici ad organizzare una protesta contro le forze dell’ordine, finendo per uccidere otto poliziotti a seguito dell’esplosione di un’ordigno. Alcuni di loro furono poi condannati a morte nel Novembre del 1887 ed in seguito graziati, visto che nessuno riuscì a provare chi avesse lanciato la bomba.

L’italia reagì alla condanna a morte degli anarchici e ottenne un accordo per la riduzione d’orario di lavoro a otto ore ma solo nel 1919.

Ed oggi?

Ma che diritti hanno realmente oggi i lavoratori Italiani?

Il salario minimo, nonostante se ne parli da tempo, non è mai diventato niente di concreto. I lavoratori finiscono per lavorare anche 50 ore a settimana, obbligati a tralasciare la famiglia e la loro vita sociale, per guadagnare anche meno di 5 euro all’ora (sotto contratto regolare).

Viviamo in un paese in cui il Mobbing è ancora considerata una cosa normale e lecita, dove più di un milione e mezzo di occupati lo subisce,  come se la vita dovesse essere incentrata solo ed esclusivamente sul lavoro e vada bene farsi maltrattare ogni giorno per ricevere un misero stipendio.

Lo stesso paese che nel giorno in cui si festeggiano i lavoratori, la storia ed i loro diritti, tiene aperti fino a tardi negozi che non vendono neanche beni di prima necessità.

Forse ancora oggi, il Primo Maggio 2024, di quella rivolta del 1886 non si sentono ancora abbastanza le voci, i bisogni, le motivazioni.

Forse ancora oggi c’è bisogno di lottare per capire e far capire che non dovrebbe essere necessario lavorare più di 50 ore settimanali ed annullarsi completamente per cercare di vivere una vita dignitosa.

Alice Barbera

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