22 Ottobre 2024
Cronaca

Angelo Siino è morto. Fu definito il “ministro dei lavori pubblici” della mafia.

E’ morto lo scorso 31 luglio, ma la notizia è trapelata soltanto oggi. Angelo Siino, “uomo di mondo” come amava definirsi e che ha dato il titolo ad un suo libro pubblicato alcuni anni fa, è stato per anni l’ambasciatore dei “corleonesi” in tutti quei luoghi dove si spartivano gli appalti.

Ruolo che aveva determinato negli anni ’80 il soprannome di “Ministro dei Lavori Pubblici” di Cosa Nostra.

Chi era Angelo Siino?

Nato nel 1944 a San Giuseppe Jato, Celeste da parte della madre Antonina figlia del boss Giuseppe ucciso nel 1921, era conosciuto nei salotti della “Palermo bene” per la sua bella vita e la passione per le auto da corsa ed era un discreto pilota di Rally. Tanto abile con le auto che qualcuno decise di mitizzarlo ulteriormente, citandolo quale autista di Papa Woytila nel 1982, fake news smentita da Telejato nel 2016.

Da molti era soprannominato “Bronson” per la sua somiglianza con il noto attore statunitense celebre per la serie di film “Il giustiziere della notte”.

Angelo Siino aveva ottimi rapporti con tutti i vertici della mafia che si sono succeduti negli anni 70-80. Dapprima con Stefano Bontate, il “principe di Villagrazia” (di Palermo), ed in seguito, con l’ascesa dei corleonesi, con Riina e Provenzano grazie a Ciancimino ed ai compaesani Brusca.

Il pentimento

Nel 1997, dopo una condanna ad 8 anni che stava scontando ai domiciliari ed un sequestro patrimoniale di 12 miliardi di lire, arriva un nuovo ordine di custodia cautelare e decide di pentirsi, aprendo uno squarcio importante nell’oscuro mondo dell’imprenditoria collusa con la mafia.

Nel 1999, nel processo “Borsellino TER” – primo grado – che si è tenuto presso la Corte di Assise di Caltanissetta, Angelo Siino mette a verbale quanto segue: “in COSA NOSTRA vi erano stati commenti assai negativi perché Paolo BORSELLINO aveva pubblicamente denunciato un calo di tensione nell’attività di contrasto alla mafia e che LIPARI Pino aveva espresso la convinzione che il magistrato, che aveva un temperamento più irruente, avesse dato voce al pensiero dell’amico FALCONE, più cauto di lui, tanto che in COSA NOSTRA venivano indicati rispettivamente come “il braccio e la mente”“.

Subito dopo, e cioè intorno al luglio del 1987 o del 1988, egli aveva visto a Marina Longa il DI MAGGIO, che era venuto a trovarlo con una scusa che egli non faticò a riconoscere come pretestuosa e che successivamente tornò in quel luogo, sicché egli comprese che l’interesse del DI MAGGIO era rivolto al magistrato. Il SIINO aveva successivamente appreso da MESSINA Francesco, inteso “Mastro Ciccio”, che il progetto di uccidere BORSELLINO aveva incontrato l’opposizione dei marsalesi di COSA NOSTRA, che avevano lasciato trapelare quel progetto all’esterno, sicché erano state predisposte delle rigorose misure di sicurezza, come egli stesso aveva potuto constatare a Marina Longa.

Perché in estate Angelo Siino passava le vacanze a Carini, nel residence di Marina Longa in un bungalow di proprietà dalla cognata, una delle sorelle Bertolino di Partinico.

Il libro

Vita di un uomo di mondo” è il libro che scrive a quattro mani con il suo avvocato Alfredo Galasso nel 2017, dove racconta della sua vita, dei personaggi che ha incontrato e conosciuto: da Sindona a Lima, da Andreotti a Dell’Utri.

Il racconto di un uomo di mafia che ha conosciuto e frequentato i salotti buoni, sulla scia di Stefano Bontate, e che con le sue dichiarazioni ha creato scompiglio in quei luoghi oscuri dove mafia e potere convivono facendo affari e non solo.

 

Ambrogio Conigliaro

Giornalista pubblicista, guida AIGAE ed esperto di educazione ambientale, nel 2005 fondo Il Vespro dopo aver collaborato per anni con Carini Oggi. Lavoro per Legambiente nella Riserva Naturale Grotta di Carburangeli.

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