Carini: Morire a 13 anni nella “solitudine” dai propri coetanei.
Terribile notizia quella che questa mattina capeggiava in tutte le testate giornalistiche siciliane e non: un giovanissimo tredicenne era stato trovato morto dai propri genitori al ritorno a casa sabato sera.
Nella nuova casa di Carini, lontano, ma non tanto, dalla città.
Lontananza ormai annullata dalla tecnologia, dai social sempre più invadenti e sempre più influenti nella nostra vita. Bombardati da miliardi di informazioni e spesso da un numero doppio di DISinformazioni.
Sempre più confusi tra realtà reale e realtà virtuale.
Cosa sia accaduto, per portare un giovanissimo a questa scelta definitiva, forse non lo sapremo mai.
Stanno indagando le forze dell’ordine. Ne stanno discutendo gli esperti.
Ne sta blaterando la politica, sempre assente nella prevenzione e nell’impedire che cose di questo genere possano accadere, ma sempre in prima fila nel momento in cui c’è da “rubare la scena”.
Non voglio commentare oltre, preferisco lasciare il commento ad una quasi coetanea, di poco più grande della povera vittima di questa vicenda, ma attenta osservatrice della nuova società che avanza.
Io mi taccio. Una preghiera per il piccolo G. ed una preghiera ancora più grande per la famiglia.
Ambrogio Conigliaro
Riflessioni di una ventenne.
Lo scorso sabato due genitori sono tornati a casa ed hanno trovato il loro “bambino” di 13 anni morto impiccato, suicida.
Da successive indagini ne è uscito un possibile suicidio per via di atti di bullismo da parte di “bambini”, suoi coetanei, che lo bullizzavano ogni giorno perché omosessuale.
Dalla pochezza dei miei vent’anni in un gesto così estremo non vedo solo una tragedia ma anche un fortissimo campanello d’allarme.
Che un “bambino” di 13 anni sia arrivato a togliersi la vita per il senso di rifiuto trasmessogli ogni giorno da “bambini” come lui non è altro che la dimostrazione di quanto mancasse il senso di educazione ed umanità in questi “bambini”.
Concetti base dell’essere umano che provengono in primis dai genitori e da un’istituzione importante quale la scuola, che per altro in un momento che poteva essere reso una lezione fondamentale per la vita di questi “bambini” ha deciso di tirarsi indietro e chiudere le porte ad una giornata che poteva essere frutto di comunicazione, comprensione, umanità e presa di coscienza.
Da questa tragedia dovrebbero come minimo sovvenire degli importanti cambiamenti, ormai richiesti da anni, che portino alla coscienza di questi “bambini”, e non solo, l’importanza dell’uguaglianza tra gli esseri umani.
Cambiamenti che dovrebbero avvenire prima di tutto dal governo, approvando una legge contro la discriminazione.
Che dovrebbero avvenire dalla Scuola che dovrebbe inserire delle lezioni che dimostrino concretamente agli alunni come tutti loro siano uguali, e non le solite lezioni di educazione civica fatte solo per arrivare al monte ore prestabilito e svolte senza davvero dire niente che susciti reazioni in loro.
E cambiamenti che dovrebbero avvenire da parte dei genitori, che si rendano conto che una tragedia del genere è spesso fuori dal loro controllo e che sarebbe potuto succedere a chiunque, e per evitare ciò l’unica cosa che possono fare è partire dall’educazione a casa.
La morte di questo bambino, che aveva tutta la vita davanti, ed il dolore dei suoi genitori, che hanno perso un figlio probabilmente senza saperne neanche la causa, non può essere una tragedia avvenuta invano.
La società deve cambiare e questo cambiamento deve nascere proprio con i bambini che saranno i futuri adulti e responsabili della società stessa.
Alice Barbera
Immagine in evidenza tratta da un servizio del CAI sul bullismo.