6 Dicembre 2024
Isola delle FemminePrimo pianoSpettacoli e Cultura

Il qualunquismo del Natale isolano

Natale si avvicina ed un qualunquismo imperante pervade Isola delle Femmine.

Tutti ad indignarsi sul fatto che non ci sia l’albero di Natale in piazza.

Tutti a recriminare sul fatto che non ci siano addobbi natalizi o iniziative a tema.

Tutti bravi a lamentarsi.

Tutti abili a puntare il dito.

Tutti competenti e maestri.

Tutti, uomini e donne, in ansia da prestazione, a confrontarsi su chi ce l’ha più “lungo”…l’albero di Natale. Che, poi, non si è sempre detto che ciò che conta non sono le dimensioni?

Tutti, sconnessi, a parlare lingue incomprensibili, nel vano tentativo di toccare il cielo con la loro splendida “Torre di Babele” natalizia.

Tutti esperti, senza mai sbracciarsi.

Tutti ignavi, pronti a dispensar sapere.

Tutti accidiosi, pronti ad elargir consigli. “Tutti tuttologi col web”, direbbe Francesco Gabbani.

Mai nessuno che si ponga delle domande. Mai nessuno che ricerchi le cause che producono gli effetti. Mai nessuno che si indigni, all’occorrenza, per problemi più seri ed importanti ereditati dal passato. Come se le difficoltà, in cui versa Isola delle Femmine da anni, si esauriscano, in un sol colpo, grazie ad un albero di Natale (magari fosse così!).

D’altronde, aveva ragione il poeta latino Giovenale nel sostenere che, al popolo, per farlo stare zitto e buono, bisogna dare “Panem et circenses” (“Pane e giochi circensi”).

Ma, al “grande circo” di Isola delle Femmine bastano solo i circensens. Del panem si può anche fare a meno.

Il programma delle feste

D’altronde, riadattando un antico proverbio siciliano, meglio “occhi chini e casse comunali vacanti” (per chi ha studiato ad Oxford, “occhi pieni e casse comunali vuote”)!

Meglio l’apparire che l’essere. Meglio un albero di Natale oggi che un debito in meno domani. Meglio accontentarsi di chi ha distrutto la stabilità economica e finanziaria dell’Ente, sperperando il denaro pubblico (anche quando questo non c’era), per accaparrarsi il voto alle successive elezioni, piuttosto che preferire chi costruisce e cerca di risanare l’insanabile, per amore del proprio paese, senza finalità populistiche ed elettorali.

Meglio la cicala o la formica?

Meglio la cicala di ieri che la formica di oggi.

Invece, agli ipocriti e vetusti commedianti della politica locale è sicuramente da preferire chi agisce in silenzio, ma, con dedizione e competenza, per il bene comune, chi dimostra la sua coerenza con i fatti, chi esprime il proprio pensiero nel rispetto degli altri, chi non è affetto da isterici deliri di onnipotenza, chi antepone il bene collettivo al proprio egoismo ed opportunismo, chi non sgomita per avere, a tutti i costi, un posto in prima fila, chi ha il coraggio di andare dritto per la sua strada, quella giusta, quella onesta, infischiandosene delle più aspre ed inutili critiche.

Per dirla alla maniera dei Måneskin, “parla, la gente purtroppo parla, non sa di che cosa parla”. Sproloquiare ormai è una moda. Riflettere e ragionare, prima di farlo, è virtù di pochi.

Sì, è vero, siamo tutti d’accordo che l’albero di Natale è un simbolo e, come tale, va preservato. Appunto. Basterebbe coglierne il valore simbolico, a prescindere dalle tempistiche e dalle dimensioni.

Ma, come sempre succede ad Isola, “Molto rumore per nulla”: l’albero di Natale, anche quest’anno, è arrivato. Sì, è vero, in ritardo, ma è pur sempre arrivato.

Si è vero, in ritardo, ma è pur sempre arrivato. Soprattutto, a differenza degli anni passati, è arrivato senza creditori in cerca di debitori e senza zampognari in cerca di Fantaghirò.

Sì, è vero, è solo un albero di luci, senza rami e senza foglie…E quindi?! Sù, forza, adesso inneschiamo un’altra stupida polemica perché non è un albero con le “pampine”!

Anche il programma di eventi natalizi è arrivato, a differenza degli anni passati, senza gravare sulle casse comunali.

Babbo Natale vien dal mare…

Babbo Natale, invece, arriverà dal mare, come ogni pescatore del borgo marinaro che, da sempre, rientra nel proprio porto sicuro, dopo una giornata di faticoso lavoro, portando in dono alle proprie famiglie i frutti del proprio instancabile operato.

Ma anche questo, purtroppo, qualcuno non lo ha capito.

E, adesso, che anche stavolta avete avuto il vostro luccicante albero di Natale (che, naturalmente, come sempre, non sarà bello ed alto come lo volevate), potete tranquillamente tornare a poltrire nella vostra comfort zone e “stare zitti e buoni”, in attesa della prossima, noiosa, sterile e ripetitiva lagna.

Le ochette nel pantano

vanno piano piano piano;

tutte in fila come fanti:

l’una dietro, l’altra avanti

(Renzo Pezzani)

Daniele Fanale

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