Illuminiamo la Giornata Mondiale contro il Tumore Ovarico per non spegnere la speranza
L’8 maggio di ogni anno si celebra la “Giornata Mondiale per la lotta contro il tumore ovarico”, istituita, per la prima volta, nel 2013, dalla World Ovarian Cancer Coalition, che coinvolge più di 130 associazioni di pazienti, provenienti da 50 Paesi, fra cui ACTO (Alleanza Contro il Tumore Ovarico) Onlus.
In tutto il mondo, numerose sono le iniziative, organizzate al fine di incrementare l’informazione e la consapevolezza su questa neoplasia, che attualmente rappresenta la quinta causa di morte per tumore, nelle donne dai 50 ai 69 anni, con 5.370 nuove diagnosi, ogni anno, in Italia (dati Globocan e AIRTUM 2022).
L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tumore ovarico, sui fattori di rischio e sui sintomi associati a questa patologia, ma anche sull’urgente necessità di una diagnosi tempestiva.
Intercettare il tumore nel suo stadio iniziale è di vitale importanza, dal momento che, nel 75% dei casi, viene diagnosticato quando è già in stadio avanzato, poiché i sintomi non si manifestano immediatamente nelle prime fasi o sono talmente aspecifici da essere confusi con malesseri meno gravi, non facilmente riconducibili alla malattia.
La prevenzione
Infatti, il cancro alle ovaie (organi riproduttivi femminili) è considerato il più pericoloso e meno conosciuto dei tumori femminili, proprio in virtù del fatto che è un tumore subdolo e silenzioso, difficile da riconoscere.
Attualmente, per questa neoplasia non esistono strumenti di prevenzione, come il vaccino per il tumore della cervice uterina o il PAP test per il tumore dell’utero, né esistono test di screening precoce, come la mammografia per il tumore al seno.
Tuttavia, una maggiore attenzione ai primi segnali di allarme può permettere una diagnosi tempestiva, aiutando ad identificare e curare il tumore in uno stadio iniziale, con una prognosi più favorevole e buone prospettive di guarigione.

I sintomi
Tra i sintomi più frequenti troviamo gonfiore addominale persistente, necessità di urinare spesso e fitte addominali, seguiti da segnali meno comuni, quali inappetenza, senso di immediata sazietà, perdite ematiche vaginali, variazioni delle abitudini intestinali (ad esempio, stipsi o diarrea). La frequenza e la combinazione di alcuni sintomi, soprattutto se si manifestano per periodi prolungati, possono rappresentare un campanello d’allarme, che dovrebbe suggerire di rivolgersi al medico.
I principali fattori di rischio per l’insorgenza del carcinoma ovarico sono: età avanzata (sopra i 55 anni e dopo la menopausa), assenza di gravidanze, menarca (= prima mestruazione) in età precoce, menopausa tardiva, non utilizzo della pillola anticoncezionale, storia familiare positiva di tumori dell’ovaio e della mammella, obesità, fumo, assenza di esercizio fisico.
L’ereditarietà genetica
Il 15-25% dei tumori ovarici è di origine ereditaria, cioè è causata da specifiche mutazioni genetiche, soprattutto a carico dei geni BRCA1 e BRCA2.
In questi casi di predisposizione genetica, i tumori possono insorgere in un’età più precoce, con un rischio, nell’arco della vita, di sviluppare una neoplasia ovarica, che va dal 17 al 44%, per le donne portatrici di mutazione BRCA.
La chirurgia profilattica, che prevede l’asportazione delle ovaie e delle tube, una volta completato il desiderio riproduttivo, riduce in maniera drastica lo sviluppo di questa malattia in donne carrier di mutazione.
La corretta diagnosi di tumore ovarico può essere inizialmente effettuata mediante visita ginecologica, ecografia transvaginale e dosaggio di specifici marcatori tumorali nel sangue. Successivamente, possono essere eseguite anche una TAC addominale ed eventualmente una PET.
La diagnosi definitiva si ottiene attraverso l’esame istologico effettuato su un campione di tessuto, ottenuto tramite biopsia oppure dopo l’intervento chirurgico di asportazione del tumore.
Sebbene il tumore ovarico resti uno dei tumori femminili più aggressivi, negli ultimi anni, le innovazioni delle tecniche chirurgiche e l’avvento delle terapie orali di mantenimento con nuovi farmaci hanno permesso di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita di molte pazienti.
Le nuove terapie
Oggi sono disponibili terapie biologiche a bersaglio molecolare che si sono dimostrate efficaci, se utilizzate in fase di mantenimento dopo la chemioterapia, indipendentemente dalla presenza o meno delle specifiche mutazioni genetiche. Il tipo di trattamento dipende dallo stadio del tumore, dall’età e dalle condizioni generali della paziente.
Secondo i dati riportati dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), la mortalità è diminuita di circa il 12%, tra il 2015 ed il 2020, a riprova del fatto che, grazie alle nuove terapie, sempre più donne ce la fanno a sconfiggere questa malattia. E’ proprio da questo dato rilevante che bisogna partire per celebrare degnamente questa giornata.
“M’illumino di Loto” anche ad Isola delle Femmine
Così come Palazzo Chigi, anche il Comune di Isola delle Femmine ha deciso di aderire all’iniziativa “M’illumino di Loto”, promossa dall’Organizzazione di volontariato denominata Loto Onlus, illuminando, nella serata tra l’8 e il 9 maggio, la facciata del Municipio di colore tiffany, identificativo della patologia ovarica a livello internazionale.
Un piccolo gesto simbolico di solidarietà e di affetto da parte degli amministratori, a sostegno di tutte le mamme, le figlie, le sorelle, le nonne, le zie, che, nel mondo, in Italia, in Sicilia e ad Isola delle Femmine, stanno combattendo, con coraggio, tra alti e bassi, questa terribile e difficile battaglia, con l’auspicio che possano presto uscirne forti e vittoriose.
Verde come la speranza che alberga nei cuori dei familiari che, in silenzio, soffrono, lottano e sperano, insieme a queste donne, colpite nell’espressione più intima e segreta della loro femminilità.
Daniele Fanale