Erano 4 amici al bar…
Quante volte abbiamo sentito dire “sei come il vino buono: più invecchi, più migliori” oppure “il vino, invecchiando, migliora”?
Ma, sappiamo pure che è altrettanto vero che il vino, a lungo andare e se conservato male, può diventare aceto.
Questo è proprio il caso di alcuni politici, che di lasciar la poltrona non ne vogliono proprio sapere. Anche quando tutto sembra ormai essere perduto, anche quando il loro tempo si è compiuto, anche quando hanno perso il loro seguito, anche quando ormai sono diventati le ombre di se stessi, loro si ostinano, imperterriti, a non voler mollare la presa.
Di certo, non per passione, né per senso di dedizione e del dovere, né tantomeno per amore della Cosa Pubblica, ma semplicemente per abitudine ed attaccamento alla poltrona, pur di non rinunciare a quegli agi ed a quella patinata visibilità che la carica istituzionale gli ha conferito per tanti, lunghissimi anni.
Poltrona addiction
Trattasi di una “patologia” ben precisa e molto diffusa chiamata “poltrona addiction” (dipendenza da poltrona). Coloro i quali ne sono affetti si chiamano “poltrona-addicted” (poltrona-dipendenti) e, spesso, è difficile riuscire a trovare una soluzione che li salvi da loro stessi.
Ma la situazione più estrema, ovvero la forma più grave ed acuta di questa “malattia”, per la quale non esiste, ad oggi, una cura, è rappresentata dai “fascia tricolore-addicted” (dipendenti da fascia tricolore).
E, ahinoi, insieme ai precedenti esempi, questo è proprio il caso di un nostro vetusto politico locale, il nostro caro consigliere ed ex sindaco Stefano Bologna.
Siccome, contrariamente a quanto lui possa pensare, mi sta molto a cuore la sua incresciosa situazione, ma soprattutto il grave disagio interiore che sta vivendo negli ultimi anni, a causa della inesorabile e continua parabola discendente che sta subendo la sua carriera politica, ho deciso di dargli una mano, in maniera disinteressata, per cercare di aiutarlo a risolvere questo suo spiacevole malessere, che lo rende particolarmente suscettibile, nervoso, irascibile ed offensivo, durante i consigli comunali.
Sì, perché i politici, come lui, in via di declino, che non vogliono mai schiodarsi dalla poltrona, non vanno biasimati e colpevolizzati; piuttosto dovremmo imparare a comprenderli e compatirli.
Non si tratta di una scelta, bensì di una condanna.
Si è vittime del proprio narcisismo e carnefici di se stessi. In un mondo, nel quale tutte le persone “normali” aspirano al pensionamento anticipato, invece, lui, il consigliere Bologna, di andare in pensione non ne vuole proprio sapere, nonostante i chiari segnali sfavorevoli provenienti dalla popolazione e dal suo gruppo.
Come un tossicodipendente all’ultimo stadio, sembra non riuscire proprio a disintossicarsi dal suo “vizio” e se le inventa tutte, pur di continuare. A quanto pare, percepisce come un’umiliazione il fatto di non essere più ascoltato e seguito. Soffre probabilmente il fatto di non essere più il fulcro di tutte le dinamiche del potere politico.
Si dice che patisca la condizione di non poter essere più lui ad indicare, quale sommo maestro, la strada ai suoi concittadini. Rifiuta e detesta l’ozio di una vita tranquilla, lontana dai riflettori, priva di segnalazioni di problemi, richieste di aiuto, messaggi e telefonate. Quasi quasi rimpiange pure le critiche.
L’ebbrezza della leadership perduta
E, dunque, pur di rivivere l’ebbrezza della leadership perduta, è disposto anche ad accettare una platea ridotta, di “periferia”, di serie B: quella del bar.
Si nutre delle chiacchiere da bar e le alimenta, pur di sopperire ad un lacerante bisogno di protagonismo politico.
I pochi fedelissimi di sempre stanno lì ad adularlo, nella utopica speranza che, un giorno, il passato ridiventi presente, consentendo loro di poter godere dei benefici di un tempo. Peccato che sia rimasto solo con quattro amici al bar, “tra un bicchier di Coca ed un caffè”.
Come le star…
E speriamo che, alla fine, non rimanga completamente solo al bar, “tra un bicchier di whisky ed un caffè”, “perché gli altri sono tutti quanti a casa”. O, forse, un giorno, si ritroveranno tutti, “come le star, a bere del whisky…” al solito bar.
Volete vedere i 4 amici al bar? Quelli che si sono “offesi” vedendosi su questo articolo? Eccoli nel pentolone di faccialibro.
AGGIORNAMENTO: dopo le minacce di querele, con l’intento di farci togliere tutto, hanno tolto loro la “foto incriminata”. Ma non era la sola. Quindi sempre su faccialibro cercate i “4 amici al bar” nelle altre foto della galleria del profilo pubblico”.
Soprattutto nell’ultimo periodo, dopo aver perso seguaci e “pezzi” del suo gruppo, ma, soprattutto, dopo aver perso la maggioranza in consiglio comunale, il nostro caro Bologna è apparso sempre più in difficoltà, tale da meritare tutta la mia infinita empatia e solidarietà.
A differenza di qualche mese fa, i suoi sproloqui in Consiglio Comunale risultano appannati e scoloriti, non sortendo più gli effetti di un tempo.
Sembrano le ripetitive e monotone invettive di un uomo ormai rimasto da solo, che non riceve più attenzioni né dalla fazione politica avversaria, né dai suoi ex amici del “Gruppo misto”, né dagli stessi consiglieri del suo gruppo.
Lasciatelo cantare
Sembra che tutti siano ormai stanchi delle sue sterili polemiche ed abbiano sposato il motto cutugnano del “lasciatelo cantare”.
Sì, perché lui blatera e nessuno lo ascolta. Lui attacca e nessuno replica. Lui inveisce e gli altri sbadigliano. Lui ciarla ed i suoi stessi consiglieri sonnecchiano.
Alla fine, tanto, si vota e lui ne esce puntualmente sconfitto. Come a voler dire: “lasciamogli almeno questa soddisfazione…facciamolo sfogare”.
Ed io, sinceramente, non ci sto più a questa forma di emarginazione politica!
Per tale ragione, ho deciso di farmi promotore di un’iniziativa sociale. A partire da oggi, si apre ufficialmente la campagna di solidarietà a favore di Stefano Bologna, intitolata “Un altro Stefano Bologna…Sì”.
Aiutiamolo a smettere
Firma anche tu la petizione “Aiutiamolo a smettere”, visitando il sito www.larinascitaisolanadistefanobologna.it.
Per chi volesse può anche effettuare una donazione a favore della causa. I fondi raccolti serviranno a contribuire alla sua “riabilitazione”, lontano politica locale. Salvaguardiamo Stefano Bologna dal suo “autolesionismo politico” e dalla sua bramosia di leadership. Aiutiamolo a guarire dalla sindrome di astinenza da potere e ad uscire dal tunnel della dipendenza da fascia tricolore.
Insieme possiamo farcela.
Daniele Fanale